E’ più comune di quanto si creda che i bambini facciano la pipì a letto, fa parte della fase di crescita. Questo fenomeno prende il nome di enuresi ovvero l’emissione involontaria di urina che si manifesta in maniera ripetuta, per frequenza e durata, in una persona che è indenne da affezioni urinarie e neurologiche responsabili. Circa il 15 % dei bambini, in prevalenza maschi, entro i 6 anni di età soffre di questa difficoltà, che può comparire in modo continuo (tutte le notti) o saltuario (2-3 volte a settimana) e che diminuisce gradualmente in percentuale, a mano a mano che ci si avvicina alla pubertà (Dizionario di Pedagogia Clinica, di Pesci G., Mani M. Edizione Scientifiche ISFAR, II edizione Giugno 2017).
L’età in cui il bambino ha raggiunto la maturità vescicale è intorno ai 5-6 anni, quindi prima di questa età è consigliabile aspettare e dare al bambino il tempo di maturare. L’emissione involontaria di urina può essere:
• PRIMARIA se il bambino, oltre i 4-5 anni, si bagna senza aver mai acquisito il controllo delle minzioni notturne (85% dei casi).
• SECONDARIA se il bambino, sempre dopo i 4-5 anni, ricomincia a bagnarsi, dopo aver raggiunto e mantenuto, per almeno 5-6 mesi, il controllo notturno della minzione (13% dei casi).
• MISTA in ragione delle ore in cui tale incontinenza si realizza.
Capita che i genitori trovandosi in situazioni in cui l’evento è ripetuto nel tempo si sentano scoraggiati e non sanno come gestire la situazione. Allora qual è il primo passo da fare? Consultare il proprio pediatra il quale richiederà una serie di esami e dal quale esito sarà opportuno scegliere la tipologia di intervento (farmacologico o educativo-comportamentale).
L’approccio adeguato richiede il coinvolgimento di tutto il nucleo familiare. Il più delle volte l’enuresi è la manifestazione involontaria di un disagio ed è considerata una condizione multifattoriale:
• Insufficiente maturità affettiva,
• Un modo di scaricare le tensioni emotive
• Ricerca di attenzioni
• Nascita di un fratellino
• Dipendenza dall'adulto
• Insicurezza
• Contrasti familiari
• Desiderio di prolungare l'esperienza dell'infanzia attirando le cure dei genitori
• Cattivo equilibrio fra i genitori e tensioni familiari che rendono più difficile la maturazione o l’evoluzione affettiva
• Le disarmonie con l’ambiente
• Convinzione o meno di poter autocontrollare il sintomo
Il problema di fare la pipì a letto non si risolve in breve tempo, così sia per il bambino che per i genitori la tensione si accumula. Per la maggior parte dei genitori, l’enuresi notturna del proprio figlio significa notti interrotte, lavaggi extra, stanchezza, irritabilità, qualcuno collega il disagio come una debolezza del bambino. Arrabbiarsi oltre che a non risolvere la situazione, ha un’influenza negativa sul bimbo anche perché è fondamentale che i genitori tengano a mente la normalità del disturbo. Compito fondamentale del Pedagogista Clinico è quello di mettere i genitori in condizione di poter aiutare i propri figli applicando delle strategie orientate alla risoluzione e intervenire concretamente sul bambino.
Il fenomeno dell’enuresi interessa anche l’autostima del bambino poiché vergognandosi perde la propria sicurezza come per esempio per un bambino di 7 anni andare in gita per un paio di giorni o dormire a casa di un amico è un’esperienza ricreativa e divertente ma non per chi ancora bagna il letto diventa un momento di tensione. Ricordiamoci che i bambini non esprimono, come può fare un adulto, il disagio con le parole, lo fanno invece attraverso sintomi, comportamenti, reazioni emotive.
E’ importante individuare complessivamente i bisogni per poter impostare un intervento di aiuto globale ed efficace. Il Pedagogista Clinico potrà utilizzare diversi Metodi e Tecniche propri della sua professione, stimoli di varia natura che aiutino il bambino e la famiglia a ritrovare l’armonia e il benessere attraverso esperienze corporee, grafico-pittoriche, fiabe, creatività spontanea, la disponibilità al contatto, il rilassamento, lavorando sulla fiducia in se stesso, sull'autostima e sulle capacità relazionali.