STUDIO DI PEDAGOGIA CLINICA

Dott.ssa Sara Cundari

Pedagogista, Pedagogista Clinico

Professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013. 

Iscritta nell’elenco ANPEC n.4628 e nell'elenco dei Pedagogisti SINPE n.2928

 

I bambini... L'aggressività, la rabbia...

E' piuttosto comune che nonostante gli sforzi di mamma e papà alcuni bambini mettano in atto comportamenti aggressivi, di natura fisica o verbale verso se stessi o gli altri. Quante volte è capitato di vedere i nostri bambini subire graffi, morsi o essere loro stessi aggressivi? Spesso questi comportamenti si protraggono dai 18 mesi sino alla fase pre-scolare, per poi attenuarsi pian piano. Il termine Aggressività deriva dal latino ad-gredior “cammino in avanti”, “vado verso”, verso gli altri, verso la vita, verso la realizzazione di sé. Nel caso specifico ci riferiamo all’aggressività come forza vitale e positiva, che promuove il movimento del bambino verso l'autonomia, l'esplorazione e sin dalla nascita rappresenta il mettersi in relazione. 

L'aggressività nei bambini è funzionale ai suoi bisogni di crescita. D.W. Winnicott, pediatra e psicanalista infantile, scriveva: "l'aggressività fa parte dell'espressione primitiva dell'amore, ed è legata all'oralità del bambino, all'esperienza sia fisica che mentale della fame, al piacere, al nutrimento ed alla sua insoddisfazione, che genera frustrazione, rabbia e ostilità, e desiderio di distruggere proprio l'oggetto di desiderio e di amore".

Winnicott parla dell’aggressività come di due facce della stessa medaglia che sono: nutrire e distruggere in altri termini l’aggressività se mal gestita, può diventare energia distruttiva per sé e per gli altri, diversamente può diventare una spinta vitale verso gli altri e verso la realizzazione di sé. Nei bambini l'aggressività è una modalità comunicativa e di crescita che si modifica e progredisce in rapporto alle fasi di sviluppo del bambino, per questo relazionata all’età. Nei casi in cui si conosce la motivazione del disagio espresso dal bambino attraverso comportamenti aggressivi è importante predisporre un intervento che sarà tanto più opportuno quanto prima verrà intrapreso. I bambini che manifestano un comportamento aggressivo e distruttivo di fronte ai no, per esempio, hanno un’autostima che interpella ricorrenti conferme e sono bimbi che hanno paura di essere inadeguati.

Tale paura li pone spesso in una situazione difensiva che li spinge anche ad incolpare gli altri per i propri sbagli. Nella gestione di questi atteggiamenti il gioco ha un valore importantissimo, sia il gioco libero o spontaneo che contribuisce al benessere del bambino che inizia a prendere dimestichezza con i propri stati emotivi ed elabora le esperienze vissute, sia le attività di gioco strutturato che sorreggono l’empatia, le abilità sociali, l’autostima, l’autocontrollo, canalizzare l’aggressività in maniera appropriata, concedere l’espressione della rabbia nel gioco simbolico, favorire la risoluzione dei problemi, esercitare la pazienza e l’attesa. Anche L’Assemblea Generale e l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno riconosciuto, il valore per il bambino di riposare e giocare liberamente, di potersi dedicare alle attività ricreative proprie della sua età, nello specifico nell’ art. 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata il 20 novembre 1989, si legge: 

- Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.
- Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

Nel primo anno di vita il bambino manifesta atteggiamenti aggressivi con pianti, urla, attua quindi una modalità per  reagire alle frustrazioni ma anche per comunicare. Intorno ai due-tre anni il bambino impara a dire “no” e inizia a far valere la sua determinazione comprendendo l'effetto che i suoi comportamenti suscitano sulle persone e sull'ambiente, comprende in questo modo la distinzione tra il sé e l’altro da sé. Il bambino piccolo che reagisce in modo aggressivo a un richiamo è impaurito dall’incapacità di gestire la rabbia. In questo caso i genitori hanno il compito di “rettificare” con un atteggiamento tranquillizzante e contenitivo e dando il buon esempio, chiarendo che alcune cose non vanno fatte e più di ogni altra cosa perché.

Tra le esperienze che possono alimentare l'aggressività e la rabbia nei bambini troviamo la gelosia nei confronti di un fratello. Ma perché un bambino aggredisce? Un bambino aggredisce per quegli stessi sentimenti che sente dentro di sé e che non comprende e cosa ancora più grave per lui è che le persone che lo fanno arrabbiare sono proprio le stesse che lui ama. Un intreccio di emozioni! Allora Cosa fare? È importante non farsi prendere dal nervosismo, fermarsi, osservarlo,  analizzare la circostanza della situazione, comprendere i suoi sentimenti. E’, inoltre, importante intervenire in modo autorevole se il bambino comincia a superare certi confini e mette in pericolo se stesso e gli altri. Nella normale routine quotidiana è abbastanza ordinario che alcuni atteggiamenti dei bambini mettano a dura prova la pazienza di mamma e papà travolgendoli in frasi e atteggiamenti che anziché calmare i bambini li accendono ancor di più. Esiste un modo adeguato di relazionarci ai bambini che vivono un momento di rabbia? Immaginiamo un bambino che lancia un oggetto in aria o contro un mobile; potrebbe essere d’aiuto mostrargli un'altra prospettiva quindi farlo comunicare con la sua emozione momentanea: “stai lanciando il gioco a terra. Non ti piace giocare con questo gioco? E' così?” Non è calzante, per esempio, dire a un bambino: “i bambini grandi non si comportano così”.

E’ indispensabile essere onesti con i bambini, chiarire loro che anche i grandi a volte si arrabbiano, è una cosa normale ma poi passa, va bene essere arrabbiati, ma non è giusto alzare le mani. Un altro atteggiamento da non proporre è la premessa di minaccia: “se fai…ti metto in castigo oppure se non metti tutto in ordine….sarai in punizione”. Il caso di bambini che giocano nella loro cameretta e poi si rifiutano di rimettere in ordine è molto ricorrente. In tal caso, anziché premettere una punizione può essere utile dare l’input e nella richiesta verbale è bene non dare importanza alla complessità del compito specificando “tutta la stanza” ma spostare l'obiettivo sull'iniziare. . Una volta iniziato il piccolo potrà trovare l'impulso di continuare. Magari le prime volte aiutare e far vedere come si fa. Di fronte ad atteggiamenti aggressivi è consigliabile evitare il classico, “fila in camera tua!” perché Isolare il bambino in camera trasmette il messaggio che c'è qualcosa di errato in lui, rassicurarlo e far sapere che voi siete lì per lui, pronti a riabbracciarlo appena si sarà calmato lo può aiutare a tranquillizzarsi.

Teniamo sempre a mente che i bambini sono aggressivi e capricciosi anche quando sono stanchi, affamati o troppo stimolati. Il fatto di sapere che nel momento in cui sono arrabbiati noi adulti siamo lì per loro per aiutarli aiuta loro a rilassarsi. Accompagnare questa rassicurazione con un gesto fisico quale una carezza o sedersi accanto a loro permette all'emozione negativa di sfociare e andare via. Questa fase di gestione della rabbia insegna la resilienza.

Il termine resilienza deriva dal latino “re-salio”, che tra i significati originari denotava l’azione di risalire sulla barca capovolta dalle onde del mare. La resilienza, dunque, è la capacità di far fronte positivamente agli eventi traumatici, di riorganizzare la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre. Quando i bambini sono in preda a rabbia o  panico, spesso si sentono fisicamente in pericolo, per questo motivo far capire loro che sono al sicuro e che li sostenete, li aiuta a uscire dal disagio. Winnicott scriveva “crescere è di per sé un atto aggressivo” .

"Trattate le persone come se fossero ciò che dovrebbero essere e aiutatele a diventare ciò che sono capaci di essere" 

W. Von Goethe

Pedagogia Clinica Conegliano - Dott.ssa Sara Cundari - Studio Pedagogico "Paideia"